Mario Penelope
Nell'ampia mostra antologica che nel 1979 l'amministrazione provinciale di Perugia gli aveva allestito nel Palazzo del Popolo di Todi (dove erano state presentate, nel recente passato, altre significative rassegne, come le retrospettive di Mario Mafai e della Raphael e le personali di Renato Guttuso e Piero Dorazio), Gustavo Benucci presentava un consistente nucleo di dipinti che, per il loro contenuto, di primo acchitto potevano indurre ad inglobarli fra l'area della Pop-Art e i confini dell'iperrealismo: barattoli, bidoni, scatolame, manifesti strappati, finestre e porte sbarrate e cadenti, muri scrostati.
Eppure non si trattava di una utilizzazione dei simboli della società dei consumi per compiere, in chiave manieristica e di comodo, il recupero dell'ideologia americana dei mass-media che, dopo aver influenzato una buona parte dell'arte europea, aveva da tempo esaurito la sua carica mitizzante e si avviava al declino anche sul piano mercantile, come ha confermato la recente mostra tenuta in Palazzo Grassi, a Venezia.
Era, invece, la trasposizione sulla tela di uno stato d'animo personale, di una crisi di fiducia nei valori umani ed esistenziali, di un conflitto di coscienza insorto fra l'uomo e l'artista, del rifiuto della città, della protesta contro un modello di società consumistica, alienante, oppressiva, espressi senza atteggiamenti intellettualistici, ma con il fermo e consapevole proposito di rispecchiare una situazione interiore di ansia e di paura, ma anche di speranza. Il dipinto Colazione sull'erba è emblematico in questo senso, con quei due giovani immersi in una atmosfera di disfatta morale e materiale ben lontana da ogni "gioia di vivere". Quel periodo circoscritto in alcuni anni è stata una parentesi niente affatto negativa nella pittura di Benucci, perché l'ha portato verso stimolazioni nuove e diverse che gli hanno consentito di affinare i suoi mezzi espressivi, allargando ad un più ampio respiro i suoi schemi compositivi e sfruttando le accentuazioni chiaro-scurali del colore soltanto in funzione del suo racconto, rivolto ora ad una interpretazione più diretta della carica emotiva della realtà in una atmosfera di tensione lirica e di nuova vitalità.
Benucci ha alle sue spalle un lungo periodo di lavoro dove la serietà, l'impegno, la pazienza accanita di ricercare sempre il suo io, di risolvere il problema dell'espressione secondo le sue naturali esigenze poetiche, si ritrovano in ogni suo quadro, frutto di una costruzione calibrata in cui fantasia e realtà giuocano un ruolo preminente.
Narratore efficace e incisivo, dall'estro vivace e dalla maturata abilità, ha sempre rivelato una natura elegiaca, dolce e severa nello stesso tempo, una sobrietà di visione interiore, insieme ad una contenutezza del colore e della forma e un'ordine chiaro e semplice della rappresentazione, passata attraverso una ragionata meditazione intellettuale.
Le sue recenti ricerche, attorno ad un discorso contenutistico più libero e più aperto ad una stringata scansione plastica, trovano il loro punto di forza nelle vaste pitture parietali eseguite nella Villa Prati di Bertinoro, riscattata dal suo abbandono dalla cosciente, responsabile meditazione di un gruppo di uomini volenterosi,operosi ed entusiasti di trasformarla in un centro di aggregazione sociale e culturale per la comunità del territorio.
In queste quattro pareti che passano sotto gli occhi di una successione di rappresentazioni dei luoghi e della vita dell'ambiente di Villa Prati, Benucci ha fatto confluire tutta la dialettica e la capacità d'invenzione accumulata nel corso del cammino della sua vita di artista con una coerente e rispettosa aderenza al tessuto murario e alla struttura architettonica. Muovendosi senza timori in una piena libertà espressiva e con una sicura capacità poetica, si è aperto a soluzioni linguistiche e formali insolite che hanno il loro punto focale nella luminosità del colore, riscaldato da un timbro tonale caldo vibrante e pacato che esalta i personaggi, e nella concretezza compositiva che nasce dall'intento di ottenere, con la più elementare enunciazione figurativa, il massimo della comunicabilità.
Il suo racconto è costruito con una capacità di penetrazione nel profondo dei fatti più semplici della vita dell'uomo, conferendo alle figure dei suoi amici una varietà di annotazioni umane che creano un flusso di tensioni e di emozioni capaci di trasportare in poesia gli aspetti del quotidiano più naturale e semplice, in una ricostruzione lirica e festosa del mondo.
[1980]